N°22
ANCHE
I RICCHI PIANGONO – 2° parte
Se ne stava sdraiata sul
divano, coperta solo dalla lingerie, illuminata dalla luce del televisione.
Copernico era sdraiato in
tutti i suoi sette metri sul pavimento accanto a lei.
Sullo schermo Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda parlavano delle loro
relazioni e dei loro problemi con gli uomini.
Zelda DuBois adorava
quel programma. Amava uscire e darsi alla bella vita, ma il giovedì sera era la
serata dedicata a “Sex & the City”
e non se ne perdeva una puntata. Tutti quelli che la conoscevano lo sapevano
bene. Per questo quando sentì il campanello della porta suonare fu sorpresa
(oltre che irritata):
<Maledizione! Ma chi
può essere?> indossò una vestaglia e si diresse verso la porta.
<<Apri Zelda. Sono
io.>>
<Clint?> disse lei,
stupita.
Aprì la porta e vi trovò
il biondo, in abiti civili.
<Questa poi... che ci
fai tu qui, e vestito così? Come mai non sei mascherato e non bussi alla
finestra, come al tuo solito?>
<E’ una questione delicata,
ho bisogno di un approccio più sottile... e del tuo aiuto.>
<Arrivi nel momento
sbagliato Barton. Ero occupata.>
<Beh che stavi facendo?
Dando da mangiare al tuo serpente?>
<Senti se vuoi parlare,
aspetta che sia finito…> disse lei tornando sul divano.
<Cosa stai…. oh no. Dioooo ti prego
no..........>
<SSSSSSH! Se vuoi rimanere fa silenzio oppure te ne vai, chiaro?>
Clint sbuffò e rimase a
guardarsi i due episodi con lo stesso entusiasmo con cui un bambino va dal
dentista. Poi, una volta che il programma terminò, Zelda
mise sul il caffè e i due iniziarono a parlare:
<Allora perché sei
qui?> chiese la donna.
<Mi serve il tuo
aiuto... informazioni. Son venuto a sapere di una strana setta che spinge al
suicidio miliardari colpiti da lutto... vedove, orfani.... gente che ha perso
dei figli... insomma, persone di cui approfittare del loro dolore. Il tizio che
c’è dietro si serve di allucinogeni e ologrammi.>
<Il marchio di fabbrica
di Mysterio. Ma è morto.>
<Si lo so anch’io ma
non sono mancati i suoi imitatori da allora. Sto cercando di saperne di più...
sono venuto da te per sapere se l’anno scorso, quando Barlow
è morto, qualcuno ti ha avvicinata e ti ha fatto qualche proposta strana…>
<Capisco che intendi.
Effettivamente ero la vittima ideale di questo raggiro…>
<E allora? Ricordi
nulla?>
<Uhm no Clint... nel
senso... ora che mi ci fai pensare, mi pare ci sia stato un uomo che mi hadetto che c’era un modo per poter parlare con Roscoe dall’aldilà, ma l’ho liquidato immediatamente.
Pensavo fosse qualche cretino che cercava di portarmi a letto... inoltre sono
atea, e non credo a certe stronzate...>
<E’ comunque una pista Zelda. Qualsiasi cosa ti ricordi di questo tizio, anche il
minimo indizio, potrebbe essermi d’aiuto…>
<Non so cosa dirti.... alto,
brizzolato, occhi azzurri, molto elegante... aveva modi raffinati, tipico
dell’alta società.>
<Dove lo hai
incontrato?>
<Ad un ricevimento di
beneficenza, non molto tempo dopo l’omicidio di Roscoe...
mi ricordo che ci andai controvoglia... ma Roscoe ci
teneva, e presenziai in sua memoria.>
Clint si lisciò il mento.
Certo non era molto, ma almeno aveva un pista.
<Ok ... un tentativo
vale la pena di farlo.>
<Che intendi fare?>
<Beh ho un piano... ma
per attuarlo mi servirà l’aiuto di un amico.>
Stark Tower. Il
giorno dopo.
<Dunque cosa vorresti
che facessi, Clint?> chiese Tony Stark senza
distogliere lo sguardo dai documenti che aveva sulla sua scrivania.
<Devi imbucarmi in
qualche festa da ricconi, Tony. Ho una pista... vedi, credo che questo tizio adeschi
i milionari da raggirare negli ambienti altolocati. Li avvicina promettendo
loro conforto e approfittando del loro dolore, per poi ipnotizzarli con
sofisticati allucinogeni, spingerli al suicidio e farsi lasciare una cospicua
parte dell’eredità. >
<Si Hank [1]mi ha detto cos’hai trovato a casa
di Derek Bishop.> rispose Tony < Va bene
allora... iniziamo a lavorare alla tua immagine.> disse sornione, per poi
fargli cenno di seguirlo.
Lo condusse in una delle
sue numerose camere da letto, che era grande quasi quanto un appartamento. Sopra l’ampio letto matrimoniale c’era uno
specchio. Anche il grande armadio a muro era a specchio.
<Posso solo immaginare
cosa combini qui quando non lavori o non indossi il tuo abito di ferro... dì,
mi presti casa, qualche volta?> chiese Clint.
<Non puoi permetterti
le ragazze che mi portavo qui> rispose Stark
sorridendogli <Comunque il tuo personaggio dovrà avere un nuovo guardaroba e
una nuova casa... ho un attico a Manhattan che non uso. Puoi usarlo per qualche
tempo. Quanto ai vestiti...> prese un paio di completi e li posò sul letto
< ... ecco qui. Hai la mia taglia più o meno.... Prada, Armani, Yves
Saint Laurent ... scegli quelli che preferisci.>
Ognuno di quegli abiti
costava più di quanto Clint spendeva in un anno.
Si cambiò rapidamente e
rimase ad osservarsi allo specchio; non lo avrebbe mai ammesso, ma doveva
riconoscere che con quell’abito faceva tutto un altro effetto.
<Mmmm...
niente male. Ti casca bene. Certo quell’aria da bulletto non te la toglie
nemmeno Versace... ma per quello che ho in mente io può andare bene.>
<Che intendi dire?>
<Lo vedrai...>
Qualche sera dopo.
Il Waldorf-Astoria Hotel è uno dei più celebrihotel di lusso di New York. L’enorme sala da ballo
al suo interno è spesso luogo per party di lusso date dalle persone più
facoltose che vivono nella grande mela.
Ovviamente Tony Stark era tra i primi nomi sulla lista degli invitati... e
come a suo solito, arrivava in ritardo e in compagnia, solo che questa volta
non era al fianco di qualche giovane e prosperosa signorina, ma di un aitante
fusto coi capelli biondi.
<Tony, ma che
piacere.... grazie di essere venuto. Chi è il tuo amico? Non dirmi che hai
cambiato gusti.>
<Ah ah ah... no
Samantha, sta tranquilla, ti garantisco di no.... questo è un mio caro amico
dei tempi del college, ci conosciamo da che eravamo ragazzini. Il mio amico
Oliver Queen [2] di Seattle. >
“Oliver Queen” era
ovviamente Clint Barton, con indosso un elegante
completo bianco di Armani e una camicia di seta nera. Fece un cenno di saluto, quasi controvoglia,
e si diresse verso il bar.
<Lo devi scusare
Samantha> disse Stark <Sta passando un brutto
momento... ha da poco perso la moglie. Un brutto incidente in barca...>
<Oh poverino.... è
vedovo...>
<Si. Ho pensato che andare
ad una festa potesse tirarlo su ma temo ci sia poco da fare…>
“Si va in scena” pensò Clint. Non era certo il suo ambiente, quello
dei ricconi, per cui fingersi a disagio non gli veniva certo difficile. Stava a fare da tappezzeria, non
socializzava.... si buttava su divanetto o girava attorno ai tavoli, sempre con
un bicchiere in mano. Non doveva ubriacarsi veramente.... spesso quando nessuno
lo guardava il liquido del bicchiere finiva nelle piante o fuori dalla
finestra, ma il clichè di quello che “beve per
dimenticare” era servito. La voce del suo lutto s’era già sparsa per la sala,
doveva solo attendere di venire avvicinato. Attese per tutta la sera, ma
niente; non gli si avvicinò nessuno.
La farsa andò in scena per
altre sere, in diverse feste, ma il risultato fu sempre lo stesso.
***
<Non fraintendermi
Clint; io voglio darti una mano, dico davvero. Voglio incastrare questo
bastardo che approfitta del dolore delle persone... ma son settimane che
andiamo avanti, e l’unico risultato che hai ottenuto è farti un guardaroba
nuovo a mie spese.>
<Ti restituirò i tuoi
abiti appena finita ‘sta storia Tony, lo sai. Non è che mi stia divertendo un granchè neanch io... ma non so cos’altro fare. Sono andato ad
ispezionare il posto segnalatomi da Kate, dove suo padre andava agli incontri,
ma non ho trovato nulla. Quel tizio deve aver mangiato la foglia e deve aver
levato le tende.... >
<E allora dobbiamo
continuare con questa sceneggiata, sperando di stanarlo....>
<Già. Comunque, dove
l’hai preso quel nome, “Ollie Queen”? Si sente che èfinto…>
<Oh ma non lo è. Era davvero in nome di un mio compagno di
college.... era biondo come te, e in quanto a bere in pochi gli stavano dietro.
Insomma, si prestava per la parte che devi interpretare…>
<Beh ma sarà il caso che
cambiamo qualcosa nella nostra strategia, no? Siamo in alto mare.>
<Giusto, ci tocca
alzare la posta. E c’ho già un idea. Ma devo fare affidamento su di te...>
<Spara. Di che si
tratta?>
<Dobbiamo inscenare un
litigio, Clint. Devi sbottare e colpirmi, come se mi odiassi a morte. La cosa
non dovrebbe venirti difficile…>
<Eh? E con questo che
vorresti dire?>
<Diciamo che mantenere
la calma non è tra le cose che ti riescono meglio.... inoltre, devi veramente “entrare nel
personaggio”, intesi? Cerca di tornare con la memoria a quando morì Bobbi .... eri furioso con me, ricordi?>
<Oh Tony non vorrai
ritirar fuori quella vecchia storia... non ero in me all’epoca. Ero arrabbiato
e ti ritenevo colpevole per averci abbandonato e.....>
<Lo so lo so... non te
ne faccio una colpa, ma abbiamo bisogno di quella rabbia, di quel dolore. Scava
dentro te stesso, recuperalo... tiralo fuori davanti a tutti. Vedrai che il
nostro uomo non potrà resistere ad una tale sceneggiata.>
La sera dopo, all’ennesimo
ricevimento di miliardari, Tony e “Oliver Queen” si presentarono con l’intento
di attuare il loro piano. La serata iniziò nel solito modo: Tony a socializzare
con gli ospiti, Clint al bar, in disparte, con l’aria avvilita. Passò quasi un
ora quando gli sguardi dei due amici si incrociarono ed entrambi decisero che
era il momento di dare via al loro spettacolo.
Stark si avvicinò a “Queen” mentre questi era al bancone a
bere l’ennesimo drink della serata.
<Non ne hai bevuto
qualcuno di troppo?> chiese Tony.
<Fatti i cazzi tuoi.>
gli rispose l’altro, secco e deciso.
<Ollie....
credimi, ci sono passato anch’io. Ed è stato un vero incubo uscirne. Lo so per
esperienza, l’alcool non è la soluzione ai tuoi problemi.>
<Dici di saperlo Tony?
Davvero tu credi di sapere cosa sto passando?> rispose serrando i denti il
biondo.
<Ollie,
ti prego.... stammi a sentire...>
<No, stammi a sentire
TU!> disse alzando la voce, facendosi sentire da tutti <Tu non sai
affatto quello che sto provando! Non sai cosa vuol dire legarsi ad una persona come
lo eravamo io e Barbara!! A te basta cambiarne una a sera e liberartene in
mattino dopo, come fossero fazzoletti di carta! Io e Barbara avevamo una vita
da vivere insieme! Una vita! E lei adesso non c’è più! Credi che basti
trascorrere le serata in mezzo e questi avvoltoi mi possa tirare su? >
<Ollie…>
<E non dirmi di non
bere! Proprio tu parli? Non immischiarti nella mia vita, Tony! Non impicciarti
e lasciami stare!> disse ancora, dandogli uno spinto e afferrando una
bottiglia di champagne, andandosene a scolarsela da
solo sulla terrazza. Gli occhi di tutti gli invitati erano puntati su Stark. Tony cercò di minimizzare, cercando di nascondere
l’imbarazzo:
<Vi prego, non
allarmatevi. Dovete scusarlo. Lui.... sta soffrendo molto. Lasciamolo solo....
> disse, ma in cuor suo pensava “ben fatto, Clint. Davvero ben fatto.”.
Barton, dal canto suo, aveva fatto tutto il necessario;
proprio come gli aveva suggerito il suo amico, era andato a “pescare nel suo
carniere” tirando fuori il dolore per la morte di Bobbi
[3], dicendo a Tony tutte quelle
cattiverie che gli disse allora, poco dopo il funerale.
All’epoca Stark aveva abbandonato i Vendicatori della Costa Ovest,
inscenando la propria morte per motivi personali di cui Clint non ricordava neppurei dettagli... ma mentre Tony giocava a fare Lazzaro,
lui e i suoi compagni di squadra erano andati in missione, e proprio la bella
signora Barton ci rimise la vita.
Col tempo Clint capì che
l’assenza di Iron Man non aveva influito minimamente
con la morte di Bobbi: erano i rischi della vita da
supereroe, e che lei ne era a conoscenza.
Forse Clint era furioso
per essere stato preso in giro da un amico.... cosa che, di recente, aveva
fatto anche il suo mentore Steve Rogers.... e se
avere segreti faceva parte della natura di Tony Stark,
non era assolutamente in quella di Rogers. Perché Cap non gli aveva detto nulla? Perché non lo aveva reso
partecipe? Non si fidava di lui, forse? La cosa lo mandava su tutte le furie.
Steve era stato come un fratello maggiore per lui.... di certo, molto migliore
di quanto lo fosse stato quello vero... e sentirsi tradire da lui gli aveva
spezzato il cuore.
Certo, presto o tardi le
loro strade si sarebbe incrociate nuovamente.... come si sarebbe comportato,
una volta di fronte a lui?
Mentre rimuginava su
questi pensieri, gli si avvicinò una donna. Era bella, bella veramente: vestito
nero scollato davanti, forme generose, lunghi capelli corvini, tacco alto...
sembrava il clichè di una femme fatale di un film noir. Gli si avvicinò con fare suadente.
<Brutta serata eh?>
<Brutto anno... >
rispose lui, seccato, bevendo direttamente dalla bottiglia.
<Ho sentito cos’hai
detto lì dentro.... contrariamente a Stark, io so
cosa stai passando....>
<Ah si? Ma non mi
dire...> rispose sarcastico.
<Invece si. Non sei
l’unico che ha perso qualcuno. Io lo scorso anno ho perso il mio Harry. S’era messo al volante dopo aver
bevuto... molti dicono che se l’era
cercata.... ma non per questo io ho
sentito meno dolore, per la sua morte. Vedi, la gente dice “mi dispiace”, che
ti starà vicino... ma poi, alla fine non lo fa nessuno. Cioè... non sanno
quanto stai male, o comunque non gli importa.Non del
tutto, almeno.>
<Già... è proprio così.
>
<Ma è anche vero che
non è lì dentro che troverai la soluzione al tuo dolore.> disse indicando la
bottiglia.
<Nemmeno ci conosciamo
e già mi dici cosa devo o non devo fare, dolcezza?> le disse Clint, senza
mezze misure.
<Hai ragione.... mi
chiamo Rachel Robbins e no, non voglio dirti cosa devi o non devi fare... solo
darti qualche buon consiglio su come uscirne. Ascolta una che c’è passata....
>
<E come avresti fatto,
di grazia? >
<Non da sola,
innanzitutto. Ho incontrato alcune persone che mi hanno aiutato.> così
dicendo la donna tirò fuori un biglietto da visita dalla borsetta, e Clint
dovette trattenere a fatica la soddisfazione di essere vicino al suo obiettivo.
<”Amore dall’aldilà”? Cos’è?>
<Non farti ingannare
dal nome sdolcinato. E’ un gruppo serio e meraviglioso. Anch’io all’inizio ero
scettica... quando sei disperata, ti attacchi a tutto... più che altro, ero
stufa di starmene da sola. E incredibilmente, invece, m hanno aiutato a
superare la cosa. Ero tra gente come me, capisci? Che mi capivano, che mi
ascoltavano veramente.... non puoi nemmeno immaginare gli orizzonti che mi si
sono aperti.> poi gli appoggiò una mano sulla spalla, delicata come una
carezza.
<Fatti un favore, e
telefona. Prendi un appuntamento. Anche solo per dare un occhiata. Che male può
farti?>
<Non lo so... non sono
fatto per questo genere di cose.>
<Chiama.> disse
ancora lei, dandole un piccolo bacio sulla guancia, poi si voltò e se ne andò,
ancheggiando in modo provocatorio.
Clint la seguì con lo
sguardo. Bellissima. Irresistibile. L’adescatrice perfetta.
<Centro!>
pensò<Quei bastardi sanno il fatto loro. Il tizio afflitto dal dolore viene
avvicinato da una donna splendida e comprensiva. Ti credo che qualcuno in un
momento di fragilità possa cascarci. Bene. Ora sono dentro. Gli farò pagare
anche questa.
Villa Bishop.
Le condizioni di Derek Bishop erano stabili. I costosi medici che sua moglie aveva
contattato non sapevano come avesse
potuto ingerire una tale quantità di allucinogeni, ma a lentamente il suo
organismo li stava rigettando. La sua consorte e le sue figlie si strinsero al
suo capezzale.
Le famiglie ricche
conducono indubbiamente una vita più agiata, piena di lussi e comfort, ma il
dolore che le colpisce è lo stesso di cui soffrono tutte le altre. Di recente
avevano sfiorato un’altra tragedia, quando ad un ricevimento un terrorista
sparò alla signora Bishop. [4 ].
Ma non tutto il male viene
per nuocere, pensò Kate. Almeno la sua famiglia era di nuovo riunita.
Aveva passato le ultime
settimane con loro, a prendersi cura di suo padre. Vederlo steso a letto,
debole, spossato da quelle droghe che aveva inconsapevolmente assunto, le
spezzava il cuore. Ma era vivo. Lo aveva salvato lei. Solo una cosa le premeva:
scoprire chi era stato a ridurlo in quello stato, spingendolo quasi al
suicidio, e prenderlo a pugni. Ma non poteva. Non poteva abbandonare i suoi in
quel momento.
Per fortuna c’era Clint ad
occuparsi delle indagini: lui lo avrebbe sicuramente stanato.
Ma erano settimane che non
si faceva vivo. Certo, ormai anche lei sapeva che dare la caccia ad un
criminale era una cosa che richiedeva tempo, ma era comunque impaziente. Andò
in camera sua e prese il cellulare.
<Pronto Clint?>
<<Kate... stavo per chiamarti io. Ho buone
notizie, bella: sono dentro.>>
<Cosa?>
<<Mi hai sentito: sono dentro. Li ho
beccati.>>
<E’ magnifico, Clint!
Sono felicissima! Ma voglio esserci quando li inchioderai.>
<<Te lo prometto. Ma non è ancora il momento.
Devono ancora dirmi dove si svolgerà l’incontro. Ma ti terrò aggiornata. Ti
giuro che gliela faremo pagare.>>
<Ti sono grata, Clint.
Dico veramente...>
<<Non devi ringraziarmi. E smettila di fare la
sdolcinata. Non fa per te.>>
<Quanto sei scemo… dico sul serio…>
<<Anch’io dico sul serio.>>E chiuse la telefonata. Dopo che Clint le aveva dato
una falsa pista durante quella faccenda del Teschio Rosso [nel num 15] Kate s’era infuriata con
lui, e aveva deciso di andare per la sua strada. Chiedere il suo aiuto quindi
fu molto difficile per l’orgogliosa ragazza, ma in quel momento si rese conto
che era stata la cosa più saggia da fare. E poi, che diavolo.... Clint le era
mancato. Era una dannato testardo cocciuto, ma era la persona più generosa e
altruista che conosceva.
Non lo avrebbe mai ammesso
davanti a lui, ma gli voleva un gran bene.
INTERLUDIO.
Hell’s Kitchen, da “Josie”.
Il tavolo verde, le fiches e le carte era le sole cose illuminate in quella
stanza oscura. Il fumo dei sigari e delle sigarette avevano creato una densa
nebbiolina sopra le loro teste. A New York è proibito fumare nei locali, ma in
quel bar nessuno era propriamente un cittadino rispettoso della legge; infatti
facevano tutti parte di almeno una delle più pericolose bande criminali della
città.
<Ehi, avete sentito di Elektra?> disse Turk.
<Di chi?> chiese Big
Willy.
<Ehi ma dove cazzo
vivi? Elektra. Quella killer greca. Ha lavorato per Kingpin, qualche anno fa…>
<Giusto.> disse
Malone <Ma avevo sentito che fosse morta…>
<Si. Non l’aveva
ammazzata Bullseye? [5] Per mostrare a Fisk che era un
sicario migliore?> intervenne Burt.
<L’avevo sentito dire anch’io...
beh a quanto pare, non era vero.>
<Credo di capire di chi
state parlando. Beh, che le è successo?> domandò nuovamente Willy.
<Pare sia stata
arrestata. Devil l’ha stesa e consegnata agli sbirri.
Le faranno un processo in TV[6]>
rispose Turk <E ad accusarlo sarà uno di qui,
quell’avvocato cieco, Murdock. Cristo, il suo
avvocato dovrà arrampicarsi sugli specchi e inventarsi qualcosa, perché pare
che quella troia ne abbia ammazzati più del cancro.... io dico che l’ergastolo
non glielo toglie nemmeno il padreterno…>
<Gli è andata di lusso
a quella pupa, a venire processata a New York. Davvero di lusso. Se la
beccavano in Texas o in California, si beccava l’iniezione letale...>
<Già; ringraziamo il
fottutissimo Arnold Schwarzenegger…>
<Ma Fisk
junior non fa nulla per farla evadere? Ricordo che suo padre...>
<Interessante che lo
abbiate nominato…>disse apparendo dal nulla, come
un fantasma. Tutti e quattro i giocatori sussultarono per lo spavento. Solo Turk lo aveva riconosciuto.
<Parker…>
<Hood. Chiamami
Hood.> disse Parker Robbins <Non siamo così in confidenza, Turk. >
<Ehi ma tu chi cazzo
sei per interrompere la nostra partita?> sbottò Willy, ma prima che potesse
aggiungere un’altra parola, un coltello affilato sibilò nell’aria,
impiantandosi proprio tra il suo pollice e il suo indice; pochi millimetri più
su, e gli avrebbe reciso il tendine.
<Calma Willy ... non
perdere le staffe, come al tuo solito. Non vorrai fare la fine di tuo cugino
Mickey, sbudellato in quel cesso ad Harlem? > a parlare era un uomo di
colore, con dei lunghi rasta raccolti in una coda, che indossava un vestito
squamato simile alla pelle di un rettile.
<Tu .... come lo
sai?> chiese, stupito Willy.
Non poteva sapere che quel
tipo era in realtà Willis Stryker, un tempo
trafficante di Harlem da tutti dato per morto, che aveva subito un operazione
chirurgica che ne aveva cambiato completamente l’aspetto. [7]
Era stato proprio Stryker ad uccidere suo cugino, anni fa. Giocherellava con
un pugnale, pronto a lanciarlo al primo segnale di ostilità.
A rendere l’atmosfera
ancora più tesa e nervosa, nella stanza si udì un terrificante ringhio animale,
simile a quella di una bestia feroce. Temevano la presenza di un rottweiler o
di un pitbull... quei ragazzi non sapevano che la realtà era ben più
spaventosa; ad emetterlo era stato Miguel Lobo, il licantropo mutante.
Tutti e quattro iniziarono
a sudare freddo e a temere per la loro vita.
Turk cercava di mantenere la calma, sebbene la mano gli
tremava, mentre si portava la sigaretta alla bocca.
<C-Che c-cosa vuoi?>
<Oh ma non hai nulla da
temere, Turk. Quello che io e i ragazzi vogliamo è
semplicemente chiederti di organizzarci un incontro. Proprio con Fisk Jr. Io e il piccolo Richie
abbiamo parecchie cose su cui discutere…>
<Vuoi... proporgli un affare?>
<Tu pensa ad
organizzare la cosa. Sia chiaro che se la cosa non andrà in porto beh... io e la mia gang non prendiamo affatto bene
le brutte notizie.> Hood poggiò una beretta sul tavolo, un gesto eloquente
che non poteva venire frainteso. Lobo emise un nuovo ringhio, mostrando le
zanne.
Non erano uomini che
avrebbero accettato un “no” come risposta. Turk lo
sapeva bene.
Fece una lunga tirata di
sigaretta, trattenne il fumo, come per prendere tempo, e poi lo soffiò fuori...
infine, rispose:
<Si può fare. Dammi un
paio di giorni.>
<Bravo. Continua così e
vedrai che ci sarà spazio anche per te, quando sarò il padrone della città…>
Westchester.Qualche sera più tardi.
Per l’incontro era stata scelta
una chiesa metodista in periferia, piccola e accogliente. Gli incontri si
teneva sul retro, nell’aula magna nel cortile interno, subito dopo il campetto
da basket, dove i ragazzini facevano il catechismo. Un ambiente calorosa,
familiare, umile, in contrasto con la condizione sociale dei partecipanti alle
riunioni. Per Oliver Queen alias Occhio di Falco in incognito era finalmente
arrivato il giorno del primo incontro.
Sapeva che gli sarebbe
toccato parlare quella sera. Il principale oratore, “il santone” come l’aveva
definito Kate, faceva sedete tutti in cerchio mentre lui stava in piedi,
davanti ad un piccolo leggio.
<Per gli antichi egizi,
la morte era l’inizio di un lungo viaggio. Di certo siete a conoscenza del
processo di mummificazione, dato che vedete tanta televisione quanta ne vedo io…> la battuta suscitò ilarità tra i presenti <e
forse sapete anche che i morti venivano seppelliti assieme ad oggetti a loro
cari o utili che avrebbero certamente utilizzato nella loro vita nell’aldilà. Questo è solo un altro esempio di come, fin dagli albori
della civiltà, l uomo ha sempre cercato di comprendere di cosa ci sia dopo la
morte. Numerose sono anche le testimonianze di gente che ha avuto dei contatti
con chi è trapassato. Ma si tratta di casi sporadici, a cui molto spesso è
difficile credere. La gente definisce questi racconti fandonie di visionari. Ma
vi siete chiesti mai il perché? > seguirono alcuni secondi di silenzio.
<Perché fa paura. Paura
di venire a contatto con qualcosa che ancora non conosciamo bene e, come la
storia ci ha insegnato, l’uomo ha sempre rifiutato e cercato di negare quello
che non riesce a comprendere. La nostra società si è evoluta molto, riusciamo a
metterci a contatto con l’atra parte del mondo cliccando alcuni tasti e siamo perfino
riusciti ad arrivare sulla luna, ma ci è rimasto ancora un tabù, che è appunto
il confine col mondo dei morti. Io sono qui per mostrarvi che non è impossibile
comunicare coi defunti... ma dovete dimenticarvi tutto ciò che credete di
sapere. Ma ora, vorrei lasciare la
parola ad un nuovo membro della nostra comunità. Lascio la parola al nostro
nuovo fratello, Oliver Queen.>
Clint si alzò e prese il
posto dell’oratore.
<Uh salve a
tutti.... mi è stato suggerito di
partecipare a queste riunioni perché forse potete aiutarmi col mio problema. Io
devo dirvelo, sono un po’ scettico. Comunque.... da alcuni mesi io.... ho perso
mia moglie Barbara. E’ successo mentre
ci trovavamo sul nostro yatch. Noi... avevamo bevuto
molto. Io ho perso il controllo della barca e lei è precipitata in mare. Io...> fece una pausa, come se avesse il
magone.
<Da allora penso
costantemente a lei. Il giorno è difficile, ma cerco di tenermi occupato.... è
di notte che il dolore diventa insostenibile. Non riesco di dormire più di tre
ore a notte... mi rigiro in quel letto che è troppo grande per me. > e fece
un’altra pausa.
Era una recita, lui e Tony
l’avevano provata più e più volte, eppure c’era qualcosa che lo spingeva ad
essere particolarmente emotivo e loquace. Gli girava la testa, era come in
preda ai fumi dell’alcool .... proprio come quando ad una festa bevi troppo e
hai voglia di parlare e racconti i fatti tuoi. Evidentemente doveva essere
entrato in contatto con qualche agente allucinogeno, proprio com’era accaduto a
Derek Bishop, stando a quanto gli aveva raccontato
Kate. Quel farabutto lo aveva drogato.
Ma Clint aveva previsto
una cosa del genere, e per sua fortuna aveva chiesto ad Hank McCoy di
immunizzarlo, somministrandogli un antidoto. Stava lì, in piedi, deglutendo e
aspettando qualche istante affinchè si
riprendesse. Le persone che lo
osservavano credevano stesse trattenendo una crisi di pianto.
La cosa giocava a suo
favore. Rendeva la sua recita più credibile.
<Ok basta così.
Ringraziamo tutti Oliver. > disse il santone, prendendo la parola. <Come prima volta può andare bene. Noi
sappiamo bene quello che stai passando. Sei tra amici qui. Persone che ti
comprendono fino in fondo. Va pure a sederti. Ora è il turno di Mary di
parlare.>
La cosa andò avanti così,
ognuno dei presenti raccontava la propria perdita e di come stava affrontando
il lutto. Quelli più “freschi” avevano una crisi emotiva, scoppiando a piangere
e sfogando tutto il proprio dolore – sicuramente spinti da qualche droga che a
loro insaputa avevano ingerito, proprio come era accaduto a Clint qualche
minuto prima – mentre i veterani parlavano come degli allucinati, degli
spiritati: dicevano come avvertivano “l’energia positiva” dei loro cari, di
come la loro presenza era tornata ad aleggiare nelle loro vite cose del genere.
“Stronzate” pensava Clint, mentre era sempre più innervosito da come
quei poveretti venivano raggirati da quel tizio, che se ne stava lì ad
ascoltare le loro esternazioni da strafatti, cosa di cui lui era responsabile.
Aspettò pazientemente che
la funzione terminò dopodiché, non appena tutti i partecipanti se ne tornarono
alle rispettive auto, Clint ne approfittò per indossare il suo costume e andare
a dare un occhiata.
Si sentiva più a suo agio
con il costume viola e blu piuttosto che con il costoso completo donatogli da Stark. Finalmente il tempo dei sotterfugi era finito, e si
passava all’azione.
Occhio di Falco entrò
silenziosamente all’interno della chiesa, sperando di beccare quel farabutto
con le mani nel sacco, ma fu lui a venir colto di sorpresa: all’improvviso il
silenzio della stanza fu rotto dal suono degli organi, che intonarono una
melodia funebre, accompagnato da un coro di angeli, ma simile ad un lamento
straziante. Qualcuno s’era accorto della sua presenza.
<<Sicchè eri tu,
Occhio di Falco.... o forse dovrei chiamati “mister Oliver Queen?>> domandò un voce misteriosa <<Forse
ti stai chiedendo come ho fatto ha scoprirti; è molto semplice.... c’era
qualcosa che non andava in te, al momento in cui hai raccontato la tua “storia
strappalacrime”. Sei stato esposto al mio gas ma non ne hai subito gli effetti.
Nessun uomo comune poteva resistergli. Ma pensavo ad un federale; devo
riconoscere che non mi sarei aspettato la presenza di un Vendicatore…>>
“Dio benedica l’ego di certi
criminali” pensò Occhio di Falco “Amano talmente tanto la loro voce che coi
loro monologhi ti risparmiano l’interrogatorio” poi estrasse rapidamente una
freccia dalla faretra e incoccò:
< Sei solo un vigliacco
che sfrutta il dolore della povera gente! Perché non ti fai vedere,
buffone?>
<<Tutto a suo tempo, Occhio di Falco... ci sono
dei tempi e delle regole da rispettare ... come dissi a suo tempo ad un tuo
illustre collega…>> Falco venne improvvisamente circondato da una densa
nube di fumo violaceo <Indipendentemente dalla quantità di pubblico.... fa
un entrata spettacolare!>
E improvvisamente davanti
a lui apparve il suo avversario: costume verde attillato, mantello viola e una
curiosa cupola di vetro che ne copriva la faccia. Falco sapeva benissimo di chi
si trattava, anche se non credeva ai suoi occhi:
<MYSTERIO!>
gridò <Lo sapevo che c’eri tu dietro!
Anche se si diceva che tu fossi....>
<Morto, stavi per dire?
Ma non sono forse io il maestro dell’illusione e dell’inganno? Simulare una cosa
del genere è uno scherzo per un genio come me.... oppure sono realmente tornato
dal mondo dei morti? Oh non ti affannare per capirlo; sei troppo stupido,
Occhio di Falco…>
<Ah, parla quello che
ha una boccia per pesci rossi in testa...> rispose Falco, scagliando la sua
freccia.
Il tiro era preciso come
sempre ed era puntato al petto di Mysterio, ma
anziché colpirlo il dardo lo attraversò indenne.
<Tsk tsk tsk ...
scontato e prevedibile.>
<Combatti da uomo!
Vieni qui!> urlò furioso.
<Combattere da uomo? E
perché dovrei?> disse, assumendo per qualche istante le sembianze di “Rachel
Robbins” , la donna che aveva avvicinato Clint qualche era prima.
<Ma se vuoi lo scontro
fisico ragazzone... > disse tornando
alla suo consueto aspetto <... le tue richieste verranno esaudite…>
Improvvisamente, la statua
dell’arcangelo Michele si animò e con un fendente della sua spada cercò di
staccare di netto la testa ad Occhio di Falco; fortunatamente i riflessi
rapidissimi dell’arciere gli salvarono la vita, evitando il colpo e la
decapitazione.
<Ma che diav…>
L’angelo di pietra
continuò a menar fendenti, mentre Falco stava sulla difensiva. La musica degli
organi si faceva sempre più intensa, come ad accompagnarne i movimenti.
Mysterio rideva con malignità:
<Non trovi che ci sia
della poesia che sia un angelo a mandarti al creatore? AH AH AH AH AH
AH AH AH!!!>
Falco era in svantaggio.
Era questione di momenti prima che uno di quei colpi andasse a segno.
Continuò a schivarlo fino
a quando perse l’equilibrio e cadde in terra, impossibilitato a scappare.
L’ombra della statua lo
aveva coperto quasi interamente. La spada pendeva proprio sopra di lui; fu
allora che veloce come un fulmine afferrò la punta della sua freccia-cavo e
puntandola verso una delle travi del soffitto si fece trainare verso l’alto,
sottraendosi alla traiettoria del colpo.
La spada andò a sfondare
il pavimento in legno della chiesa, mentre Occhio di Falco penzolava dall’alto.
L’angelo di pietra spiegò
le sue enormi ali e s’alzò verso l’altro, puntando verso di lui. Falco passò al
contrattacco, prendendo dalla sua fornita faretra una freccia esplosiva e si
lanciò in picchiata verso il suo assalitore.
Si scontrarono a
mezz’aria: Falco fu più lesto, evitò l’affondo e infilzò la freccia al fianco
dell’angelo. Pochi istanti dopo questi esplose, e il Vendicatore venne
raggiunto a terra da decine di detriti, tra cui una testa robotica che
sprizzava scintille. Si trattava un sofisticato automa. Il classico tocco di Mysterio.
<Beh? E’ tutto quei quello
che sai fare? Affidarti ad una marionetta meccanica?> disse Occhio di Falco,
fiero e furioso <Hai qualche altro trucco da mostrarmi? Oppure hai il fegato
di venire qui ad affrontarmi di persona?> aggiunse, con tono autoritario di
sfida.
Senza proferire parola da
sotto il mantello Mysterio sprigionò l’ennesima
cortina di fumo, e pochi istanti dopo Occhio di Falco si ritrovò circondato da
decine di copie del criminale.
Era uno dei suoi assi
nella manica.
L’Uomo Ragno, il tipico
avversario affrontato da Mysterio, poteva fare
affidamento sul suo senso di ragno, ma Occhio di Falco non possedeva capacità
extra sensoriali e proprio come il suo nome da battaglia suggeriva, faceva
affidamento alla sua acutissima vista.
L’immagine replicata sulla
sua retina gli impediva di distinguere quale fosse quello reale e quale una
copia.
I suoi colpi andavano a
vuoto, mancando puntualmente il bersaglio, mentre ogni volta che Clint mostrava
il fianco veniva colpito;prima da destra e poi da sinistra, da sopra e da
sotto, con un pugno, con un calcio, alla nuca, allo stomaco.... era come se
fosse circondato e vittima di un pestaggio.
Cercò di resistere il più
a lungo possibile fino a quando, come un pugile esausto, cadde al tappeto dopo
l’ennesimo gancio incassato.
Mysterio gli fu addosso, stringendogli le mani attorno al
collo.
<Mi sono divertito,
Occhio di Falco, ma ora è il momento di dirsi addio. Non posso permetterti di
mandare all’aria il mio piano…>
La presa del criminale
attorno alla gola del Vendicatore si faceva sempre più forte. Il suo volto
sofferente si rifletteva sulla superficie della calotta di vetro che copriva il
capo di Mysterio; la vista di Clint Barton si annebbiava sempre di più, ma anche nell’agonia
del soffocamento riuscì a distinguere la freccia nera che colpì Mysterio proprio al centro della sua sfera.
A scoccarla era stava Black Arrow. Clint l’aveva
avvisata mentre s’era cambiato d’abito dopo la funzione, e il suo tempestivo
intervento gli aveva salvato la vita.
<Stai bene?> gli
chiese Kate, sincerandosi delle sue condizioni.
<S-Si... ti-tienilo
s-sotto tiro…> disse Clint con un filo di voce,
massaggiandosi la gola.
<Ok bastardo, in piedi!
Non provare nessun trucco e t’infilzo!> gridò Black
Arrow, puntandogli un’altra freccia.
Ma Mysterio
se ne stava immobile, steso a terra, con la sfera di vetro incrinata che non
permetteva di vedere attraverso. Non dava segni di vita.
Kate gli si avvicinò
lentamente e una volta sopra di lui gli tolse la boccia dalla testa, sperando
di vedere chi si celava di sotto... ma incredibilmente, non vi era nessuno. Il
corpo era privo di testa.
<Ma ... com’è
possibile? Che succede?> si domandò la ragazza, incredula ed allibita.
Fu Falco ad avere
un’improvvisa illuminazione.
<STA GIU’!> urlò, gettandosi
sulla ragazza e allontanandola dal corpo del criminale, che qualche istante
dopo esplose.
I due arcieri erano
fortunatamente lontani dalla portata dello scoppio.
<Cos’era?> chiese la
ragazza.
<Un altro fottuto robot…> le rispose Barton.
***
Gli agenti dell’FBSA
furono prontamente avvisati. Clint stava raccontato quanto accaduto all’agente
Angela del Toro, a cui aveva consegnato numerose prove e un esauriente
rapporto.
<E qui troverete altre
prove. Si trattano di allucinogeni molto potenti, a prima vista impercettibili,
che a lungo andare inducono in uno stato di trance. Ho qui la lista di tutte le
persone che fanno parte di questa setta. Dovete farli visitare da dei medici al
più presto. I Vendicatori vi daranno tutta la consulenza che serve.>
<Sarà fatto.>
rispose al donna <E chiederò un mandato di cattura per Mysterio.
Stando al nostro database, Quentin Beck era morto suicida qualche anno fa [8]; di recente c’è stata segnalata la
sua presenza dai colleghi a San Francisco [9].
Credi che si tratti dello stesso uomo oppure che ce ne siano più di uno?>
<Non lo so. Non lo so
proprio. Ma se scopro qualcosa te lo farò sapere.> e così dicendo si
congedò.
Kate lo stava aspettando
nel parcheggio, all’interno della sua auto.
<Ehi piccola... ho
finito con le scartoffie. Possiamo tornare a casa. Mi dai uno strappo?>
<Si.> rispose
sospirando.
<Beh? Che hai?>
<Vedi è che ... non
sono riuscita a catturare il bastardo che ha ammazzato il padre della mia amica
e che ah quasi ucciso il mio. Mi è sfuggito da sotto il naso. Mi sento....
frustrata.>
<Ma siamo riusciti a
fermarne i piani. L’imbroglio che ha messo in piedi è stato smascherato, e
nessun altro ne farà le spese, e....>
<No Clint. TU l hai
fermato. Sei stato tu a mettere fine al suo giro di truffe. E’ stato tutto
merito tuo. Io no ho fatto niente…>
<Ma che dici, sciocca?
A parte quella cosuccia da niente, tipo avermi salvato la vita.... chi è stata a scoprire un legame tra tutti
quei suicidi, quando nessun altro aveva collegato le cose? Chi è stata a scoprire
l’esistenza della setta, e a salvare suo padre? Sei stata tu Kate. E’ stato una
brillante deduzione. Devi essere meno severa con te stessa...>
<E già che ci siamo…. grazie per avermi aiutata. Anche dopo che avevo
fatto la stronza con te. Io... ti devo delle scuse. Tu ...>
<Me l’avevi quasi fatta
Mysterio! Ma hai fatto male i tuoi compiti; Kate non
si sarebbe mai scusata. Mai.> la interruppe Clint, sorridendo.
<Tu sei tutto scemo, lo
sai Barton? Uno vero cretino!> gli rispose lei,
ridacchiando e rilassandosi.
Poi mise in moto l’auto e
si allontanarono dalla contea di Westchester.
Le Note
Causa alcuni impegni personali questo
episodio di Occhio di Falco è uscito in ritardo. Me ne scuso con voi lettori.
Per quanto riguarda la storia, ha visto la
riconciliazione tra Kate e Clint, in rottura dopo gli avvenimenti del numero
15.
Due parole sull’avversario di questo
episodio:
Mysterio è stato creato da Stan
Lee e Steve Ditko (disegni) su Amazing
Spider-Man n. 13 (giugno 1964). Celebre avversario dell’Uomo Ragno, sia da
solo che coi Sinistri Sei, è un abile illusionista, maestro dei travestimenti e
di arti ipnotiche.
Caratterizzato da un particolare elmetto che
assomiglia ad una boccia di pesci che lo rende irriconoscibile, è morto sulle
pagine di Daredevil (vol. 2) #1-#8.
Ma allora, chi è questo individuo che si spaccia per
lui?
Credo chedovete continuare a
leggere le nostre storie per scoprirlo....
1 - Si riferisce ad Hank McCoy alias
la Bestia degli X Men
2 - Oliver Queen è Green Arrow della DC. Visto il doversi fingere un miliardario, e
dato i numerosi punti in comune tra i due arcieri, mi sono divertito a citare
il celebre supereroe della Distinta
Concorrenza, più popolare che mai grazie al telefilm Arrow
in onda in questi giorni.
3 - Il litigio tra Clint e Stark è avvenuto durante La Traversata. Quello con Steve Rogers invece su Vendicatori MiT
# 89
4 –E’ successo su Giovani Vendicatori
MiT # 3
5 - Durante “la saga di Elektra” di Frank Miller su Devil.
6– Su Devil e
Marvel Knights MiT
7 - Abbiamo rivelato I retroscena
della resurrezione di Willis Stryker su Luke Cage Mit 10/11
8 – Suicidio che è avvenuto sulla
pagine di Devil, nel ciclo “Il Diavolo Custode” di
Kevin Smith.
9 – Lo vedrete a breve sulla serie
del Ragno Rosso.